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GUIDA IN STATO DI EBBREZZA E RIVALSA DELL’ASSICURAZIONE

guida in stato di ebbrezza

L’assicurazione può proporre la rivalsa nei confronti del proprio assicurato in caso di guida in stato di ebbrezza, anche solo sulla base del verbale di accertamento del fatto.

In questo senso si è espressa la Corte di Cassazione, con sentenza n. 9418 del 23 marzo 2022.

 

guida in stato di ebbrezza

(Foto Burak Kebapci su Pexels)

Innanzitutto: cos’è la “rivalsa“?

Si tratta di clausola contenuta nella polizza, in base alla quale la compagnia può chiedere al proprio assicurato il rimborso dei danni risarciti. Se una cattiva condotta dell’assicurato è la causa di un incidente, la Compagnia ha il diritto di rivalersi sull’assicurato medesimo dei danni liquidati ai terzi danneggiati.

Tra le ipotesi classiche di rivalsa assicurativa, vi è naturalmente, la guida in stato di ebbrezza.

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il caso

Nell’ipotesi di specie, il Giudice di Pace aveva sospeso, ex art. 295 c.p.c., il procedimento civile sul diritto di rivalsa, nell’attesa di verificare gli esiti del correlato procedimento penale. Avverso tale provvedimento, l’istituto assicuratore ha promosso regolamento di competenza.

Secondo l’impresa, ” a prescindere dal fatto che la violazione del codice della strada sia confermata dal giudice penale o sia confermata da altro giudizio, essendo sufficiente a giustificarla la constatazione fatta dai verbalizzanti” e, dunque, “non v’è alcuna pregiudizialità tra l’accertamento effettuato in sede penale, o in sede di opposizione alla sanzione amministrativa, e quello che ha ad oggetto il diritto di rivalsa”.

Gli Ermellini hanno dato ragione alla compagnia.

Infatti, “l’assicurazione non è operante nel caso di veicolo guidato da persona in stato di ebbrezza nei cui confronti sia stata ravvisata la violazione dell’articolo 186 del codice della strada. “L’esclusione dell’operatività della polizza opera solo che sia stata effettuata contestazione della violazione nei confronti dell’assicurato, non essendo necessario che tale contestazione superi il vaglio del giudice a cui è chiesto di accertarne la fondatezza”.

Avv. Emanuele Parlati